Crescita dei ceti

Nel V sec. a.C. la città è in fase di crescita e la necropoli con impianto ortogonale si estende verso ovest nella zona di S. Antonio. Collegato forse a tale sviluppo è l'arrivo, tra la fine del VI e gli inizi del V sec. a.C., nella comunità falisca di Corchiano di genti etruscofone, documentato da due iscrizioni vascolari con gentilizi che sono stati riferiti dagli studiosi alla zona di Vejo, di Volsinii (Orvieto) e di Chiusi.

Già durante la prima metà del V sec. all’interno del ceto medio, che probabilmente gestisce la cosa pubblica, emerge un limitato nucleo di persone, che pur non appartenendo ad un’aristocrazia gentilizia, è dotato di un notevole potere di acquisto.

Questo gruppo agiato fa costruire le proprie tombe nella zona di S. Antonio. Segno tangibile della ricchezza dei proprietari delle nuove tombe di S. Antonio è l’abbondanza di ceramica attica presente nei corredi tombali.

Giungono infatti a Corchiano prodotti di notevole livello artistico di pittori attivi tra il 475 ed il 450 a:C.: Codrus, Koropi, Marlay  Orchard, Alchimachos, di Pentesilea, di Villa Giulia, di Telephos e di Veio.

Le famiglie proprietarie delle tombe del Vallone, risentirono dal punto di vista finanziario, dell’ascesa del nuovo ceto. Ciò si evidenzia dal corredo tombale che, pur mostrando un quadro abbastanza ricco, sono meno cospicui rispetto a quelli che avevano deposto nel VI secolo.

La ceramica attica in esse rinvenuta è costituita da produzioni per lo più di serie cioè, ceramica a vernice nera, Kantharoi del tipo Saint Valentin e Glaukes. Anche la ceramica attica figurata, tutta inquadrabile nella seconda metà o alla fine del V sec. a.C., è presente con semplici produzioni standardizzate e di livello artistico non elevato.